Antonio De Marchi-Gherini
- 13/06/2010 01:06:00
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Anchio ho una memoria olfattiva di mia madre. Fin da bambino, la crema Venus, Chanel non ricordo il numero ecc. Ora che non cè più a tratti mi sembra di avvertire il suo profumo e mi capita nei momenti in cui, a furia di pensare, ho bisogno di parlare con qualcuno per sfogarmi.Daltra parte esiste tutta una letteratura esoterica che sostiene che le nostre abitazioni siano abitate da uninfinità di Entità (esseri disincarnati) che hanno piacere se noi si parla loro, a maggior ragione credo che i nostri cari siano i più presenti. Don Giuseppe Gervasini, meglio noto come El preet de Ratanà una sorta di santo un po stregone, nei suoi contatti medianici dice , anche se siamo in casa da soli, soprattutto direi (se no ci portano alla neuro)di parlare loro a voce alta. Provare per credere. La poesia é bella, breve ma molto intensa. Un affettuoso abbraccio
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Franca Alaimo
- 12/06/2010 23:49:00
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Anche Proust comincia a ricordare ( e scrive uno dei più sontuosi capolavori della letteratura ) grazie allolfatto. Ecco, allora, che anche per Fiammetta un profumo diventa una sorta di trait dunion fra passato e presente, unonda volatile che però più dogni altra cosa restituisce la fisicità e la femminilità della madre. I morti non muoiono mai nel ricordo di chi li ha amati. Lamore è per sempre.
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Nando
- 07/06/2010 09:47:00
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Concordo con entrambi i commenti di chi mi ha preceduto; aggiungerei soltanto che quella "parola" di cui bene ha detto Lorena, secondo me si ritrova negli ultimi versi:
"ora che, dicono, non ci sei più."
Ciao Fiammetta.
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